10 oct. 2025

IGNOBEL PRIZE (La pace è un affare e l'ipocrisia è la sua valuta principale. Onorare un testimone scomodo avrebbe avuto un costo. Hanno scelto l'opportunità a basso rischio)

Il premio Nobel per la pace è stato assegnato all'attivista venezuelana Maria Corina Machado. Finalmente un raggio di speranza in questo mondo oscuro. Hanno trovato la paladina della pace. In Venezuela. Perché, si sa, quando penso alla "pace", il mio cervello va immediatamente ad un'attivista politica finanziata e coccolata dal Dipartimento di Stato USA, molto vicina ai repubblicani statunitensi, il cui unico scopo dichiarato è il cambio di regime in un paese con immense riserve petrolifere (come in Iraq, Libia, Palestina, fateci caso, dove c’è petrolio ci trovi gli americani a portare pace!). Una scelta coraggiosa, non c'è che dire.

I gentili signori di Oslo hanno mai considerato l'ipotesi, forse remota, di assegnare il premio a qualcuno che non sia perfettamente allineato con gli interessi geopolitici di Washington? Un'idea bizzarra, lo so. Come assegnare un premio per la letteratura a uno che sa scrivere.

Congratulazioni, Maria Corina! Hai superato tutte le prove dell'utilità geopolitica! Hai detto esattamente le cose giuste, nei modi giusti, contro il nemico giusto! Ecco il tuo premio! Ignora il sangue per terra, è solo decorativo.

E i giornalisti palestinesi? Quelli fatti a pezzi, quelli che hanno mostrato al mondo cosa significa vivere sotto le bombe?
Troppo scomodi. Troppo reali. Il loro eroismo non è il genere di eroismo che puoi mettere in un comunicato stampa con un fiocco sopra. Il loro martirio fa ombra alla narrativa. Disturba la digestione dei commensali al banchetto del Nobel.

Hanno preso un simbolo di conflitto, di guerra fredda rinnovata, e l'hanno infilato in un vestito da pacifista. Come decorare un missile con un nastro giallo e chiamarlo "ambasciatore di buona volontà". La macchina deve andare avanti, il nemico deve essere designato, gli scagnozzi premiati. La pace è un affare e l'ipocrisia è la sua valuta principale.

Cosa vi aspettate? Un atto di genuina integrità? Nel Mercato mondiale Machado ha un valore di scambio superiore. Il suo volto è più presentabile, la sua causa più digeribile per il consumatore occidentale di notizie. I morti di Gaza sono, come dire, di una marca etnica troppo forte. Creano acidità di stomaco. La scelta del comitato è semplicemente un riflesso del disgusto del cliente per il prodotto sbagliato.

È il solito gioco: "Facciamo finta che". Facciamo finta che dare un premio a un oppositore di un regime anti-USA sia un atto di altruismo. Facciamo finta che l'abbiano scelta per i suoi meriti e non per la sua fedeltà alla linea.
È come dare il premio per la miglior prestazione sessuale ad un attore porno. Tutti sanno cosa c'è sotto, ma si applaude lo stesso per la forma.

Ma sotto c’è anche la marcescenza della moralità. Un atto che dovrebbe essere significativo, viene invece reso “USA-e-getta”. Serve a un scopo immediato di propaganda, poi viene scartato. La pace, non ideale da costruire, ma etichetta da appiccicare su qualsiasi prodotto utile al mantenimento dell'egemonia.

È il funzionamento standard del colonialismo. L’utilità delle istituzioni culturali dell'Occidente è nel produrre consenso. Premiano la dissidenza consentita, quella che attacca i nemici designati, mentre ignorano o denigrano la dissidenza reale, quella che mette in discussione i propri governi e le proprie politiche imperialiste. I giornalisti palestinesi rientrano in questa seconda, scomoda categoria.

Il gesto del comitato norvegese, evaporato ancor prima di essere compiuto, non lascia il segno, se non quello di una complicità con il potere. Hanno scelto un'immagine edulcorata della "lotta per la libertà" che nasconde il volto sfigurato della vera lotta, quella per la sopravvivenza.

E i testimoni? Quelli che raccolgono i frammenti di verità tra le macerie? Quelli che, con una telecamera o un taccuino, cercano di opporsi alla menzogna organizzata del potere? Il loro silenzio forzato, la loro eliminazione, è la condanna più forte per questo premio. Onorare un testimone scomodo avrebbe avuto un costo. Hanno scelto l'opportunità a basso rischio.

È la paura della pace autentica. Una pace autentica richiederebbe un esame di coscienza collettivo, un ripensamento radicale delle relazioni di potere, della distribuzione della ricchezza, del diritto internazionale. È molto più semplice, e rassicurante, fingere che la pace sia un prodotto da esportazione, da concedere a chi aiuta a mantenere l'ordine vigente.

Ma qui non si tratta solo di opportunismo politico. È l'incapacità di vedere l'Altro nella sua piena, tragica umanità, se questo sguardo mette in discussione la propria immagine di sé come "buoni". È la rimozione del dolore che non ci serve, del testimone che ci accusa.

Ed è così che, con la migliore intenzione di fare la cosa sbagliata, si perde un'occasione. L'occasione di dire al mondo: "La verità, anche quando è scomoda, è il primo e unico mattone della pace". Invece, hanno regalato un adesivo "Sono una brava persona" a chi già sapeva di esserlo, nella propria narrazione.

Le parole del premio sono vuote. Come i diari che non scriveranno più i morti. Uno spettro si aggira per l'Europa: lo spettro americano. Sii aggira per Oslo e detta il verbo: "Il nostro nemico è il tuo nemico. La nostra pace è la tua pace. La tua coscienza è la nostra coscienza".

Vi pongo una domanda: può un'istituzione, nata da e per il sistema stesso che genera la guerra, riconoscere veramente la pace? O non fa che perpetuare la divisione, premiando un frammento di umanità contro un altro? Finché cercheremo la pace nelle mani di chi distribuisce medaglie, non troveremo che l'ombra della guerra.

(A. Battantier, Frammenti per l'Apocalisse, 10/25)


#frammentiperlapocalisse
#italienneandertalien

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