C'è una frase che sento in giro, quando si parla di Storia e di Geopolitica. Una di quelle frasi che, quando la senti, ti si gela il sangue. È una frase piccola piccola, sembra innocente, ma è una bomba. La dicono sempre, con una certa aria: "Però hanno fatto anche cose buone".
Ah, sì? Hanno fatto anche cose buone? Ma chi? Quelli che sono arrivati con le cannoniere e le bandierine, che hanno detto "Questa terra ora è mia, e voi siete miei"? Ma che siamo, al mercato? "Io oggi compro un continente, e in regalo mi porto via pure la vostra dignità"?
Hanno fatto cose buone! Tipo, gli inglesi in India, e in Cina. Che bella cosa! Hanno portato l'oppio! Che generosi! "Noi vi portiamo una sostanza che vi distrugge, e in cambio ci prendiamo tutto". Un affarone.
Poi arrivano i francesi, i belgi, in Congo. Ragazzi, che brava gente. Lavoro, lavoro, lavoro! Se non lavoravi abbastanza veloce per raccogliere il caucciù, via una mano. Ma mica per cattiveria! Era una specie di incoraggiamento! Un incentivo! "Vedi che senza mano lavori meglio?".
E noi italiani, sempre in ritardo, che facciamo?
Andiamo in Africa e gli portiamo il progresso! Con le bombe a gas, che è una cosa molto civile. "Vi civilizziamo facendovi schiattare".
E poi, c’è il "fardello dell'uomo bianco". Che fatica, ragazzi, che fatica!
Il fardello di dover andare in giro per il mondo a dire agli altri come devono vivere. Ma che peso! Ma noi siamo così, siamo generosi, ci sacrifichiamo. È una missione! Noi soffriamo ad ammazzarvi e a rubarvi le cose, ma lo facciamo per voi!
Poi c'è chi dice: "Eh, ma gli arabi, i turchi, anche loro hanno fatto guerre!". Certo! Mica solo noi europei siamo bravi a fare i prepotenti.
Epperò, scusate, 'sti arabi, quando sono arrivati in Spagna, mica hanno solo tagliato teste. Hanno portato l'acqua nel deserto, i giardini, i numeri che usiamo noi, senza di loro, mica c'erano le equazioni di secondo grado! E la filosofia greca l'hanno tenuta in vita loro, mentre qui da noi si bruciava tutto.
Ma questo non giustifica niente. Non è che se uno ti regala un limone, un’arancia, una rosa, dopo che ti ha dato un pugno, allora il pugno non vale più.
Il punto è un altro. È che quando una persona, o una nazione, pensa di essere "suprema", di essere superiore, di far parte del “Popolo Eletto”, è una persona malata. Ha una malattia dell'anima. È come se avesse la febbre dentro che non la fa ragionare. È egoista, non ha empatia. E con quelli che sono malati così, mica puoi discutere. È inutile. Tu gli parli e loro ti guardano e pensano: "Povero scemo, non capisci niente, tu non sei come me".
E allora, che si fa? Si sta zitti? No.
Si fa come state facendo voi. Si studia. Si guarda la storia in faccia, tutta, senza paura. E si capisce una cosa semplicissima: che nessuno ha il diritto di dire a un altro come deve vivere. Che sia un popolo in Africa, o il tuo compagno di banco.
Poi oggi, il colonialismo lo fanno in altro modo. Non con le navi, ma con le banche. Con le compagnie del petrolio. Voi sapete del Niger? Un paese ricchissimo di petrolio. E la gente muore di fame. Come è possibile? Eh, le compagnie, la Shell, l'Eni, corrompono, fanno i loro accordi, e il popolo nigeriano i soldi del suo petrolio non li vede mai. E se uno come Ken Saro-Wiva prova a protestare, lo ammazzano. E il mondo fa finta di niente.
È sempre una questione di pensare: "Io sono più importante di te".
Stiamo attenti a chi ci dice di essere superiore, a chi ci dice "hanno fatto anche cose buone", per giustificare l'ingiustizia. Perché una cosa buona, se la fai davvero per il bene, la fai e basta. Mica la usi come scusa per coprire il male.
La storia è una maestra severa. E l'unica lezione che ci ha insegnato, forse, è che bisogna essere umani. Semplicemente, umani. Con tutti i difetti, con tutte le paure, ma con una grande, immensa, voglia di capire l'altro, non di sottometterlo.
Il suprematismo bianco è una vecchia storia, nata insieme al colonialismo, ai tempi del capitalismo che muoveva i primi passi. Secondo me è una cosa che non è mai passata di moda. Sta lì, nascosta nelle politiche degli stati, in quello che fanno i governi.
Per capirlo davvero, bisogna guardare in faccia una realtà scomoda:
Noi occidentali abbiamo sempre avuto un rapporto storto con il resto del mondo, quello "non bianco". Un rapporto fatto di forza, di soldi, di potere, tutto dalla nostra parte.
È sempre servita, questa ideologia della razza superiore, a tenere in piedi un sistema che sfrutta, che crea disuguaglianze. Senza, il colonialismo e il capitalismo, forse non sarebbero durati così tanto.
PS
Secondo voi, se l'Africa avesse colonizzato l'Europa per cinque secoli, come saremmo messi noi oggi? Ci avrebbero fatto una statua? O ci avrebbero solo tolto tutto, lasciandoci una miseria, e poi ci avrebbero detto: "Però vi abbiamo portato le banane"?
(A. Battantier, Memorie di un adolescente, Mip Lab, 11/25. Jacopo, Pier Paolo, Giulia, MLS)
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IL FARDELLO DELL'UOMO BIANCO (In ritardo per il tè)
Lord Canning, ricco uomo d'affari inglese, se ne stava comodamente seduto su di una "cesta trasporto". Per lui la vacanza durava da 16 mesi ormai, lontano da Londra, alla ricerca di una tigre trofeo da portare al circolo, possibilmente più grande della pelle spedita da Lord Curzon.
Se ne stava seduto, sbuffando per quei fastidiosi sobbalzi. Probabilmente la donna non era avvezza ad una mansione così delicata e senz'altro lui l'avrebbe riferito al segretario del viceré.
Lord Canning pensava che una mezza vecchia non dovesse essere impiegata a servire, tuttavia, ormai mancavano 3 miglia, forse un'oretta buona e, se avesse continuato a frustarla, quella sarebbe crollata e allora, addio partita di carte dopo il tè con miss Cliff.
La donna sorreggeva, sulla sua povera schiena, una sedia, stretta, al suo esile corpo e alla fronte, da una doppia fascia di cuoio.
La donna impiegò quasi 2 ore per le sue ultime 3 miglia.
Venne fatta abbattere a frustrate quella notte stessa.
Poiché Lord Canning giunse in ritardo per le carte ed il tè.
(A. Battantier, In ritardo per il tè, 2005)
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L’impero che ha sterminato più persone della storia è stato quello britannico.
Nell’India britannica (attuale India, Pakistan, Bangladesh) il governo inglese causò svariate carestie, circa 50 milioni di morti, questo in relazione alle politiche economiche e sociali imposte. Nonostante le carestie l’impero britannico continuava ad esportare massicciamente prodotti per rifornire i propri mercati. Una di queste carestie portò alla morte di un terzo dell’intera popolazione del Bengala. Tutte queste morti si sarebbero potute evitare.
#MIPLab
#memoriediunadolescente


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