Un bosco, una famiglia. Li abbiamo presi e messi in vetrina. Per il loro “superiore interesse”, s’intende. Ma superiore a cosa? All’ascolto del telegiornale? Alla vendita del giornale? L’unica cosa veramente “superiore” qui è stata la nostra capacità di ficcare il naso dappertutto.
Li abbiamo piazzati su Internet, con nome, cognome e faccia! È un reality show a vita, senza possibilità di eliminazione. E per giustificarci, brandiamo la Carta di Treviso, quel documento che obbliga a proteggere l'anonimato dei minori. Tutti i giornalisti fingono di rispettarla, poi pubblicano ogni dettaglio. Perché? Perché il vero dio, il dio-clic, vuole il suo sacrificio umano. E noi siamo i nuovi sacerdoti del sermone: “Guardate i figli degli altri! Così non guardate i casini che avete in casa vostra!”.
“Minore”. Non è una persona, è un concetto giuridico. E noi, i concetti giuridici, li pieghiamo, li storciamo per soddisfare il "bisogno pubblico", termine che abbiamo inventato per giustificare il nostro voyeurismo di massa. Ci piace guardare. Ci piace giudicare.
Abbiamo oscurato mezza faccia? Ottimo, la legge è salva! Poi, ovviamente, abbiamo pubblicato ogni indiscrezione eletta a verità. Per un giornalista è uno scoop. Per un bambino, è la sua vita messa all’asta.
L’esposizione di questi bambini è solo un sintomo dell’individuo in dissoluzione. Il privato è un ricordo. Forse un giorno quei bambini ripenseranno al bosco come a un momento di autenticità perduta, prima di controllare il loro punteggio sociale. L’Italia, il paese del santo pudore e del pettegolezzo nazionale! Vogliamo la madonna che piange e vogliamo le foto dei bambini portati via dal lupo cattivo!
L’unico “interesse superiore” è quello dell’audience. Il minore è il bersaglio perfetto: non può querelarti, non può ribattere, e fa tenerezza. Le parole sui giornali fanno male più delle pietre. La tua faccia su Internet è una ferita che non si chiude. Quel giorno hanno perso l’innocenza di poter essere solo sé stessi, senza una storia attaccata addosso che tutti conoscono.
Una famiglia nel bosco. Volevano starsene tranquilli, e invece finiscono in prima pagina. Un padre che voleva insegnare ai figli a riconoscere il canto degli uccelli, si ritrova a dover spiegare a un giudice perché non ha un certificato per gli scoiattoli.
Rompono le palle a una famiglia perché bevono latte d'avena, ma se vai in certi posti, i bambini vivono nella merda fino al collo e non muove un dito nessuno! Il problema è che non ingrassano il sistema. Sono dei sabotatori, dei terroristi della sobrietà. La loro eliminazione era una necessità metabolica per il sistema. La loro felicità, un insulto.
"Proteggiamo i bambini!" urlano, mentre li appendono al palo mediatico come trofei. È una roba da malati di mente, ma è legale.
Non chiamatelo "superiore interesse del minore". Chiamatelo "Superiore interesse dell'Audience". Il bambino è una merce per scassinare la vostra attenzione. E il "bisogno pubblico" è solo la nostra voglia malata di ficcare il naso nella vita degli altri.
È una trappola: per proteggerti dai traumi, lo Stato deve infliggertene uno più grande. Per assicurarsi che tu sia sano, deve renderti malato di nostalgia. Se eri felice nel bosco, era solo perché non sapevi di vivere in una casa "irregolare". Ora che lo sai, e sei infelice in una casa con il certificato, sei finalmente al sicuro.
L'ipocrisia della classe politica è ben espressa da quelle facce di gomma che giustificano lo sradicamento di un'anima con la mancanza di un timbro su un foglio. È il trionfo del patologico sul vitale, dell'apparato sull'individuo. Una squallida, impeccabile operazione di normalizzazione.
C’era una famiglia (felice). Lo Stato entra e dice: "La vostra felicità è irregolare". La Famiglia: "Ma siamo felici". Lo Stato: "Appunto".
Lo "Stato Tutore" è il più grande pedofilo esistente. Non tocca i bambini in modi volgari. No, è più sottile. Li prende, li veste di burocrazia, li espone sul banco dei testimoni mediatici, e poi li restituisce alla società come prodotti con lo scontrino. Il vero abuso è l'espropriazione dell'identità in nome della protezione.
L'uomo non sopporta la felicità degli altri. La deve calpestare, sporcare con i suoi decreti. La malattia del potere è vedere la vita vera come un disordine da correggere. La scelta di punire i dissidenti dello stile di vita non è un errore. È una politica per rafforzare i confini del comportamento accettabile.
L'istinto di persecuzione del conformismo di gruppo è una delle forze più stupide e distruttive della storia umana. Qui si è scatenato con la sua solita, ottusa efficacia.
Lo Stato, della norma, della paura, ha distrutto l'amore, che è la cosa più reale. Voi vedete il bosco e pensate: "È selvaggio, va addomesticato". Voi vedete dei bambini felici in modo non convenzionale e pensate: "La loro felicità è sbagliata, va corretta". La vita è un mistero da proteggere e non un problema da risolvere. I vostri certificati, le vostre buone intenzioni, non saranno che le lapidi di ciò che avete ucciso.
(A. Battantier, Italien Néandertalien, Frammenti per l’Apocalisse, Mip Lab, 11/25)
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